Titolo:
LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI
Autore:
WILLIAM SHAKESPEARE
[...]
EGEONE
-
Procedi
pure, Duca, se lo vuoi,a procurarmi l'ultima rovina, e poni, con la mia
condanna morte, fine alle mie disgrazie e a tutto il resto.
DUCA -
Mercante
di Siracusa, è inutile che seguiti a perorar per te: non io infrangerò le
nostre leggi.
L'inimicizia
e la discordia insorte
ultimamente
dall'astioso oltraggio
fatto
dal vostro Duca a dei mercanti,
nostri
probi ed onesti cittadini
che,
privi del denaro pel riscatto,
han
suggellato con il loro sangue
il
rigore dei suoi ordinamenti,
escludono
ogni moto di pietà
per te
dai nostri minacciosi sguardi.
E ciò
perché, dopo il verificarsi
di
mortali intestini tafferugli
tra i
sediziosi tuoi compatrioti
e noi,
è stato sia da voi Siracusani,
che da
noi stessi, in solenni assemblee,
deciso
di vietare ogni commercio
tra le
nemiche nostre due città.
Anzi,
di più: è stato stabilito,
che se
un nativo d'Efeso
sia
visto circolare a Siracusa
in
mercati ed in fiere,
o se un
Siracusano faccia approdo
ad
Efeso... sia condannato a morte,
e le
sue merci siano confiscate
a
vantaggio del Duca,
salvo
ch'egli non paghi una penale
di
mille marchi(3) per il suo riscatto.
La tua
sostanza, valutata al massimo,
non può
ammontare a più di cento marchi.
Perciò
per legge tu devi morire.
EGEONE
-
Avrò
almeno questo a mio conforto:
che
eseguita che sia la tua sentenza,
sarà
anche, col sole di stasera,
tramontata
ogni mia interna pena.
DUCA -
Bene,
Siracusano, dicci in breve,
la
ragione per cui ti sei partito
dalla
tua patria per venire ad Efeso.
[...]